Riscoprire Julius Evola al di là di ogni pregiudizio

Arricchita da note, foto inedite, nuova documentazione e da una bibliografia imponente, la nuova edizione del libro curata da Gianfranco de Turris con l’apporto di Andrea Scarabelli e Giovanni Sessa, preceduta da un saggio di Geminello Alvi significativamente intitolato “L’ebbrezza del vuoto”, si conferma come il solo testo per comprendere l’accidentato e non sempre lineare percorso di Evola nella cultura novecentesca nella quale - come ormai convengono perfino i più ostinati detrattori di un tempo - trasfuse nuova linfa riportando d’attualità un tradizionalismo non sclerotizzato, ma dinamico e una visione del mondo e della vita fondata sui valori spirituali.
Soltanto dalla lettura del “Cammino del cinabro”, vera e propria autobiografia interiore, è possibile capire il tentativo di rimodulare l’approccio alla modernità da parte del pensatore che immaginava una “rivolta” intellettuale e morale per ripristinare non certo decrepiti istituti, bensì per rimettere al centro della cultura e della riflessione politica la persona aggredita dal totalitarismo materialistico e tecnocratico.
Con questo testo Evola restituisce se stesso, in un certo modo, alla platea dei lettori al di là delle interpretazioni apologetiche e delle sconfessioni immotivate. E lo fa raccontandosi attraverso i suoi stessi libri nei quali è condensato un pensiero che, per quanto anticonformista secondo i parametri contemporanei, non smette di suscitare interesse soprattutto in ambiti nei quali neppure l’interessato poteva immaginare.
Gennaro Malgieri
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